Molti si iscrivono a un corso di ballo swing per stare in compagnia.
Lo sport viene dopo. Il movimento, la coordinazione, persino il look… seguono naturalmente.
All’inizio si cerca un ambiente accogliente, una comunità. E poi succede qualcosa di più: ci si rinnova. Dentro e fuori.
Ed è proprio lì, tra sorrisi e passi incerti, che a volte emerge una domanda:

“Perché mi propongono di essere leader? Non è una cosa da uomini?”
La risposta è: no.
Nel mondo dello swing, leader e follower sono ruoli tecnici, non etichette di genere.
Sono forme di ascolto e comunicazione corporea. Posizioni complementari in una conversazione danzata.
Un ballo con radici profonde
Lo swing nasce nei quartieri afroamericani degli anni ’20 e ’30, in contesti popolari, liberi, e profondamente connessi alla musica jazz.
È lì che il Lindy Hop prende vita, al Savoy Ballroom di Harlem, in un ambiente dove le persone danzavano con la musica e con gli altri.
Lo swing è radicato nella storia nera americana, nell’improvvisazione, nell’energia del momento, ma anche nelle competizioni e nelle scuole. Nel desiderio di gareggiare, vincere e condividere!
(Nell’immagine Al Minns & Leon James owning the party in 1954, da JazzMad)

Negli anni ’30, infatti, si organizzavano gare di ballo swing strutturate, spesso sotto forma di cicli – come i famosi Harvest Moon Ball (vedi in calce per approfondimenti) – che durarono per un decennio e coinvolsero migliaia di ballerini.
Erano performance intense, energiche, spontanee ma perfettamente orchestrate nella cornice dell’evento.
C’erano anche scuole, come quella fondata da Arthur Murray, che ha diffuso lo studio del ballo in modo accademico e sistematico, portando la danza nelle case, nelle sale da tè, nei salotti.
Mentre nel cuore del Savoy Ballroom, i ballerini di Lindy Hop più bravi non ballavano solo per divertirsi, ma per farsi notare e costruire una carriera.
Frankie Manning, ad esempio, si fece conoscere attraverso esibizioni e competizioni fino a diventare coreografo di Whitey’s Lindy Hoppers, con tour, film e opportunità di insegnamento. Ballare era quindi anche un lavoro: vincere contest o farsi ammirare nella “Cat’s Corner” apriva le porte del mondo dello spettacolo e delle lezioni private.
La pista da ballo era il loro curriculum.
La danza si trasforma, ma resta relazione
La danza popolare cambia con i tempi, ma continua a esprimere il bisogno umano di entrare in contatto con l’altro e con il proprio corpo.
Anche in epoche successive – perfino nel caso degli stroll e dei balli del rockabilly, appartenenti a un’altra cultura e periodo storico – ritroviamo lo stesso desiderio di connessione e libertà espressiva.
Ogni generazione ha trovato nella danza sociale uno spazio di identità, stile e relazione.

La sala da ballo come luogo di metamorfosi
Dalla mia esperienza, la pista da ballo è uno spazio trasformativo. Persone che fuori sono riservate, quasi invisibili, in sala si illuminano. Si muovono, si vestono in modo diverso, si riscoprono.
Come in una fiaba, non c’è bisogno della scarpetta, ma di scarpe comode, voglia di provarci e musica buona.
E se cerchi compagnia – o un nuovo inizio – meglio la classe che la coppia. Perché in classe si crea un gruppo, si cresce insieme. Si ride degli errori e si celebrano i piccoli successi.
Cosa rende speciale lo swing?
- È un ballo che nasce dal basso, dal popolo, e cresce nella collettività.
- Ti dà ruoli ma non te li impone: puoi guidare, puoi seguire, puoi fare entrambi.
- Ti connette con gli altri senza bisogno di parlare.
- Ti libera da etichette, limiti e aspettative.
Lo swing è per tuttə.
Ti accoglie così come sei, e poi ti accompagna a diventare chi vuoi essere.
Lead and Follow: due ruoli, una danza condivisa


Nel mondo dello swing, leader e follower non sono ruoli rigidi o gerarchici. Chi guida non comanda, chi segue non si limita a eseguire. Spesso si sottovaluta quanto il ruolo del follower sia attivo, creativo, ispirante.
Chi segue ascolta, interpreta, propone variazioni, suggerisce nuove idee. Non si tratta solo di “rispondere”, ma di creare insieme, passo dopo passo.
“Great following is not passive. It’s not waiting to be told what to do. It’s being actively aware of what the lead is suggesting, the music is inspiring, and your body is capable of. It’s interacting.”
Swungover – The Proactive Follower
—
Molte delle variazioni più originali, dei giochi ritmici più sorprendenti, nascono proprio da chi segue con attenzione e sensibilità, offrendo spunti al partner.
Per questo oggi sempre più ballerini e ballerine scelgono di imparare entrambi i ruoli.
Non solo per migliorare tecnicamente, ma per vivere una danza più completa, più libera, più comunicativa.

Domande frequenti su Lead e Follow nello Swing
❓ Cosa significa essere leader e follower nello swing?
Significa assumere ruoli complementari nella danza: chi guida propone, chi segue interpreta e crea. Entrambi sono attivi e comunicano con il corpo.
❓ Posso scegliere il mio ruolo anche se non ho un partner?
Sì! Nei corsi swing inclusivi puoi scegliere liberamente il ruolo, senza limiti di genere o coppia. Tutti possono guidare o seguire, a seconda di ciò che preferiscono.
❓ Perché imparare entrambi i ruoli?
Per migliorare stile, connessione e comprensione del ballo. Imparare entrambi i ruoli è anche più divertente e ti permette di ballare con più persone!
❓ Il Lindy Hop è diverso dagli altri balli swing?
Tutti i balli sono unici. Il Lindy Hop è considerato il primo e il più importante tra i balli swing: nasce ad Harlem negli anni ’30 e si distingue per l’energia, l’improvvisazione e la connessione musicale.
Bibliografia
Blog Bittersoutherner
Sito Swungover:
“L’Harvest Moon Ball fu una delle più grandi competizioni di danza degli Stati Uniti, organizzata al Madison Square Garden di New York. Iniziata nel 1935, prevedeva diverse categorie di ballo, incluso il Lindy Hop. Le selezioni preliminari si svolgevano nei cinque distretti della città e coinvolgevano migliaia di ballerini.”
— Swungover – The 1935 Harvest Moon Ball: Geek Out
Frankie Manning: Ambassador of Lindy Hop – autobiografia ufficiale di Frankie Manning con Cynthia R. Millman (Temple University Press, 2007)
“Non ho mai visto un Lindy Hopper che non sorridesse. È un ballo felice. Ti fa sentire bene.”
— Frankie Manning
Il sorriso sul volto di chi balla Lindy Hop non è un gesto decorativo: è espansione, connessione, vitalità. Come spiegava lo stesso Manning, il Lindy era prima di tutto una danza dell’incontro, dove la gioia si trasmette come ritmo.